Riforma del Teatro

Il periodo che va dalla fine del Cinquecento al Settecento segna in Europa il trionfo del teatro. Questo fenomeno si spiega con ragioni sociali e culturali. Il teatro è ormai sede di riconoscimento sociale della corte e dei Nobili che la frequentano, strumento di politica culturale dei principi e dei sovrani, immagine stessa dello sfarzo e delle feste dei gruppi dominanti. Nelle classi basse o intermedie invece il teatro popolare e borghese esprime e libera esigenze corporali e anticonformistiche che non erano permesse dalla cultura ufficiale della Controriforma. In Italia il teatro letterario non raggiunge altissimi risultati. La crisi economica, politica e morale del nostro paese influisce negativamente sullo sviluppo del teatro, che non giunge né all'organizzazione, per certi versi già capitalistica, che esso aveva in Inghilterra, né alle forti contrapposizioni di natura etica dell'arte teatrale spagnola e francese. Già con la metà del Cinquecento il teatro regolare italiano cessa di avere quel valore e quell' interesse che l'avevano posto all'avanguardia in Europa. Il fenomeno più rilevante e fortunato sarà Infatti il teatro dell'arte, che avrà notevole influsso anche sugli altri paesi, e in particolare sulla Francia.

La Commedia dell'Arte

Nel Seicento in Italia si vive il clima repressivo della Controriforma cattolica. Si crea una situazione culturale che induce a togliere importanza alla parola a favore del gesto (nella commedia dell'arte) o della musica (nel melodramma): gesto e musica, infatti, non si possono fissare in significati definiti e per questo sfuggono più facilmente alla censura. Nella parola "arte" della denominazione "commedia dell'arte" confluiscono due sensi, legati rispettivamente al carattere artistico e a quello artigianale dello spettacolo teatrale. Fare l'attore diventa un mestiere, riconosciuto e retribuito come tale. A poco a poco nascono le compagnie di attori professionisti e i primi teatri pubblici, distinti dai teatri di sala delle corti ma anche dagli spazi aperti delle piazze dove si esibiscono i buffoni. All'inizio prevale il significato più positivo della parola "arte", quello di derivazione rinascimentale, poi l'aspetto economico prende il sopravvento sulle compagnie che vengono progressivamente sottoposte a un'industria del teatro che fa capo al potere politico dei principi. I caratteri fondamentali della commedia dell'arte sono:

1. Svalutazione dell'intreccio e del dialogo.

2. Dal personaggio-individuo si passa al personaggio-tipo

3. Il canovaccio.


La commedia dell'arte è un fenomeno di lunga durata nella storia del teatro italiano. Esso si protrae dalla metà del Cinquecento fino alla riforma goldoniana, intorno alla metà del Settecento. Nel secolo che precede l'esordio goldoniano questa tradizione si era andata rafforzando, anche sulla spinta di motivazioni economiche: la crisi dei traffici e del commercio favorisce la riconversione di molte imprese, desiderose di investire in nuove attività produttive, come la stampa e, appunto, il teatro. Questa diffusa civiltà teatrale ha allargato le basi del pubblico, non più rispetto al ceto aristocratico e neppure limitato alla borghesia, ma ben rappresentato anche nelle classi più umili. D'altra parte il tornaconto economico proveniente dalle attività teatrali si basa sul gradimento da parte del pubblico sempre più vasto. Da qui deriva il maggior successo di generi popolari come la commedia e il melodramma (in particolare l'opera buffa). Negli anni in cui Goldoni si avvicina al teatro comico, tale rischio era divenuto una diffusa realtà: la commedia dell'arte attraversava una fase di involuzione. Contro questo inpigrimento creativo e contro questa degenerazione delle rappresentazioni si mosse Goldoni, riprendendo critiche già emerse nei decenni precedenti presso alcuni scrittori di teatro, ma unendole a una conoscenza del mondo teatrale e a una sensibilità ai bisogni del pubblico che conferirono alla sua riforma quel successo che altri tentativi non potevano avere. Goldoni si trova nella condizione in cui si trovano gli impresari: dal successo o all'insuccesso di un'opera dipende il guadagno o la perdita. La sua critica alla degenerazione della vita teatrale ha dunque la necessità di fare i conti con il gusto del pubblico. A Goldoni toccò Insomma di provvedere a una riforma della commedia che rimediasse alle sue mancanze artistiche senza offendere il gusto del pubblico, e anzi facendo di quest'ultimo uno dei parametri decisivi del rinnovamento proposto. Con la sua riforma Goldoni sancisce Innanzitutto la priorità del testo scritto. L'insofferenza di Goldoni agli arbìtri degli attori e alla approssimazione letteraria dei testi messi in scena affonda le proprie radici nel desiderio di compostezza, di ordine e di semplicità proprio della cultura illuministica.

Il riferimento al Teatro è condotto in chiave antilibresca: il modello cui Goldoni dichiara di aver guardato non è quello sancito dai grandi scrittori di teatro, classici e moderni, ma la vita concreta e presente dei teatri. Decisivo è il rapporto tra scrittore e pubblico; infatti Goldoni si rivolge di frequente al pubblico, non solo attraverso introduzioni stampate, ma anche servendosi di parti recitate direttamente sulla scena. Altrettanto decisivo risulta il riferimento al Mondo, cioè alla realtà della vita. Questa è considerata da Goldoni nei suoi requisiti sociali e psicologici, con una volontà realistica che sappia andare al di là dei limiti e delle convenzioni presenti nei caratteri tradizionali. Ed è qui più che mai evidente l'impossibilità di servirsi delle vecchie strutture della commedia dell'arte, che affidano l'azione a caratteri fissi e a tipologie di svolgimento prestabilite. Nelle proprie commedie, al contrario, Goldoni vuole trascinare tutta la realtà contemporanea, rappresentandovela nelle sue multiformi manifestazioni. Nessuno schema prefissato può essere utile a questo obiettivo, realizzabile solo attraverso un'osservazione diretta e spregiudicata della realtà. La modernità del teatro di Goldoni risiede anche nel processo di problematizzazione: ciascuna commedia, anziché proporre una verità o valori preconfezionati e astratti, offre l'opportunità di riflettere su reali questioni sociali, morali o psicologiche; il teatro diviene implicitamente una possibilità di conoscenza e di critica. Un altro nodo affrontato da Goldoni riguarda i "caratteri" (cioè la configurazione dei vari personaggi). La tradizione della commedia dell'arte li riduceva a tipologie fisse. La riforma goldoniana rifiuta questo processo di tipizzazione e persegue anche da questo punto di vista un obiettivo di realismo, tanto sul piano psicologico quanto su quello sociale. La riforma di Goldoni è realizzata concretamente attraverso la stesura dei testi teatrali e, al tempo stesso, è sostenuta attraverso alcuni interventi teorici. I più importanti si collocano nell'anno 1750, quando i punti centrali della riforma sono stati già tutti concretamente realizzati in alcune commedie. Il pronunciamento più organico di Goldoni sia nella Prefazione premessa dall'autore alla prima edizione delle sue commedie. In essa si trova la rievocazione della propria vicenda personale di scrittore di teatro, nonché la teorizzazione del nuovo modello di commedia messo in pratica.

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